Storia e segreti del Tredicino di Arona

La festa del Tredicino, che si tiene ad Arona ogni 13 marzo, affonda le sue origini  nell’antico borgo su cui si è poi sviluppata la  città, dove si trovava l’Abbazia Benedettina dei SS. Martiri o San Graziano, eretta per onorare le spoglie di due martiri cristiani, Graziano e Felino che, valenti ufficiali dell’imperatore romano Decio, subirono il martirio a Perugia nell’anno 249 d.C.
I corpi dei due santi, gettati nel Tevere, furono recuperati e degnamente sepolti dal Vescovo Vincenzo e nell’Alto Medioevo, al tempo dell’imperatore Ottone II (973-983), il Conte Amizzone,  per farsi perdonare un misfatto compiuto, chiese al Vescovo di Perugia le spoglie dei due martiri per fondare un’abbazia nel suo contado.

Alcuni segni prodigiosi condussero il conte, con le sue reliquie, nel luogo dove oggi si trova la chiesa di San Graziano.

Ma la Festa del Tredicino, tradizione esclusiva di Arona, è direttamente legata ad altri due Martiri, le cui spoglie si trovano con i primi due, nella chiesa dei SS.Martiri, cioè Carpoforo e Fedele, il cui martirio risale al III secolo d.c., durante il periodo del dissolvimento dell’Impero Romano e delle persecuzioni contro i Cristiani.

Fedele e Carpoforo erano due nobili legionari della guardia dell’imperatore che, convertiti al Cristianesimo, si rifiutarono di fare sacrifici alle divinità pagane e per questo furono martirizzati a Como nell’anno 285 d.c.

Nel 954 il Vescovo di Como, Sant’Ubaldone fece trasferire le spoglie de due  nella chiesa poi detta di San Fedele.

Come arrivarono ad Arona le reliquie dei due Martiri non si sa con esattezza ma, da una carta Capitolare redatta dall’Abate Bossi nel 1259, si capisce che le spoglie di tutti e quattro i  martiri erano già allora nel monastero di Arona e, nel 1489, furono rinvenute durante i lavori di ripristino della Chiesa di San Graziano e riposte nell’altare della cappella maggiore.

Nel periodo in cui fu Arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo, nel monastero i Benedettini furono sostituiti dai Gesuiti, che, nel 1575, esposero per la prima volta le Sacre Spoglie al popolo aronese entusiasta.

Il luogo in cui le reliquie erano custodite fu considerato poco adeguato dall’emissario dell’Arcivescovo,  che consigliò a San Carlo di traslare i corpi di Fedele e Carpoforo nella chiesa milanese dedicata appunto a San Fedele.

San Carlo per prudenza propose di fare il trasporto in silenzio e il 9 febbraio 1576 le spoglie furono estratte dal loculo e portate a Milano, ma la notizia si diffuse e gli Aronesi mandarono una delegazione da San Carlo per chiederne la restituzione.

L’Arcivescovo non poté sottrarre le sacre spoglie ai Gesuiti ma scelse un compromesso, infatti incaricò di espiantare un osso dell’avambraccio sinistro di ciascun martire e li fece chiudere in un cofanetto di velluto rosso, poi affidò al rettore del collegio di Brera ed altri confratelli il cofanetto per portarlo ad Arona.

La delegazione, risalendo il Ticino, giunse a Sesto Calende il 13 marzo 1576, dove gli Aronesi la accolsero su un battello addobbato per l’occasione ed attorniato da numerose imbarcazioni.
Gli Aronesi presero in consegna le sacre reliquie e le riportarono ad Arona fra il giubilo della popolazione.
Da allora l’Amministrazione Comunale istituì la celebrazione della ricorrenza, che cade il 13 marzo, ricordando alla popolazione che, per l’intercessione dei Santi Martiri, Arona fu risparmiata dalla peste che in quell’epoca infuriava nelle zone circostanti.

Durante la settimana del Tredicino le reliquie sono esposte nella Chiesa dei SS. Martiri e i fedeli passano sotto il baldacchino che le sorregge per riceverne la benedizione, determinati a tenere viva questa antichissima tradizione.

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