Festa di San Giulio 2024 sul Lago d’Orta

Come ogni anno sul Lago d’Orta mercoledì 31 gennaio si terrà la storica Festa di San Giulio, presso la maestosa abbazia situata nell’omonima isola.

La festa di San Giulio inizierà alle 10.30 con la Santa Messa celebrata all’interno della Basilica presente sull’isola e, dopo aver cantato i vespri, alle 14,30 le Confraternite di San Bernardino e del Sacro Cuore apriranno la processione con un reliquiario raffigurante il busto di San Giulio.

Il percorso, dove vengono intonati dei canti devozionali, termina sul sagrato antistante la Basilica.

Fino ai primi del Novecento la processione si teneva sulle barche, infatti i fedeli salivano a bordo dal piccolo molo tutt’oggi presente poco oltre la Basilica e realizzavano la circumnavigazione dell’isola.

Allora le Confraternite di San Bernardino e del Sacro Cuore trasportavano un reliquiario più grande, attualmente conservato nella Basilica e che contiene lo scheletro di San Giulio.

Si racconta che la manifestazione sia stata modificata dopo un forte temporale che colse le imbarcazioni durante il giorno di festa, facendo temere per la vita dei fedeli e le reliquie del Santo.

La processione fu ripresa nel 1973 grazie all’interessamento delle monache benedettine che avevano istituito una comunità di clausura sull’isola.

Da allora, tuttavia, il corteo devozionale si svolge via terra e vede da un reliquiario più piccolo.

Inoltre, dai primi del Novecento fino agli anni Settanta, si celebrava San Giulio solo con la Santa Messa, i Vespri e con l’incanto dell’agnello.

Durante il periodo fascista, l’offertorio veniva aperto da due bambini vestiti da paggetti che portavano rispettivamente una pagnotta e un fiasco di vino, mentre l’agnello è da sempre offerto dalla famiglia Lunati a causa di una promessa fatta da uno dei loro antenati.

Agli inizi del Novecento, un capomastro appartenente alla famiglia Lunati si trovava sull’isola per lavoro ma, sulla via del ritorno, fu colto da una tempesta, così si raccomandò al Signore e promise che avrebbe offerto un agnello ogni anno alla festa di San Giulio se avesse avuto salva la vita.

Raggiunta la terra ferma, l’uomo non solo mantenne la parola data, ma trasmise ai suoi discendenti questa tradizione.

Fino alla fine degli anni Ottanta il giorno della processione veniva preceduto da un triduo durante il quale un gruppo di giovani suonavano le campane a distesa, che prevedeva che le sette campane della Basilica venissero capovolte e poi lasciate tornare nella posizione abituale.

L’operazione veniva  condotta partendo dalla campana più grande fino a giungere a quella più piccola e viceversa, in modo da creare una dolce melodia, mentre il concerto coinvolgeva sette uomini, uno per ogni campana, e veniva realizzato la sera dopo cena.

Il giorno della processione le campane venivano suonate al mattino, prima della Messa, sia con la tecnica a distesa, sia con quella d’allegrezza, che si avvaleva di una particolare tastiera che veniva sistemata sul campanile, dove ogni tasto era collegato a un batacchio e il suono era ottenuto percuotendo la tastiera coi pugni, per una tecnica utilizzata soprattutto per la realizzazione di musica da ballo e canti.

Articoli simili