Angelo Filippetti alla Biblioteca di Arona

Sabato 16 marzo, alle 11 presso la biblioteca civica di Arona, Jacopo Perazzoli presenterà il volume Angelo Filippetti, l’ultimo sindaco di Milano prima del fascismo, nel contesto di una mostra dedicata all’epoca di Filippetti ad Arona.

Angelo Filippetti è stato definito il sindaco dimenticato, impegnato nella fondazione di circoli locali tra Arona, sua città d’origine, e Milano, dove all’inizio del Novecento fu attivo nelle istituzioni, senza però rinunciare al suo ruolo di medico dell’Ospedale Maggiore.

Nato ad Arona nel 1866, Filippetti era laureato in medicina a Pavia e nel 1892 arrivò a Milano dove fondò, tra il Ticinese e Porta Genova, il Circolo Fate largo alla povera gente, partecipando tra l’altro alla fondazione dell’Università popolare e nel dicembre 1899 fu eletto al Consiglio comunale di Milano nella lista del Blocco popolare, un’alleanza di socialisti con repubblicani e radicali.

Quando nel 1903 per la prima volta i socialisti entrano in giunta, il sindaco Giovanni Battista Barinetti nominò Angelo assessore allo Stato civile e all’Assistenza.

Alle elezioni del gennaio 1905, svoltesi dopo l’ondata di scioperi del 1904, i moderati ripresero il comune e Filippetti, fuori dalla giunta, si dedicò a coniugare l’impegno politico con quello del medico e di scienziato.

Con Giuseppe Forlanini e Paolo Pini, Filippetti cercò di valorizzare una nuova assistenza moderno pubblica soprattutto dal 1914 quando, dopo la vittoria elettorale di Caldara, il primo sindaco socialista lo volle in giunta come assessore anziano.

Filippetti divenne sindaco alle elezioni del 7 novembre 1920 quando la lista socialista ottenne con 73.020 voti la maggioranza assoluta (e 64 consiglieri su 80) quasi raddoppiando i voti dell’elezione di Caldara nel 1914.

Anche se fu un sindaco rivoluzionario, Angelo non potè fare nulla contro la crisi economica che portava il comune alla bancarotta ed alla feroce opposizione del moderatismo milanese.

Il suo radicalismo non lo salvò neppure dopo la scissione comunista di Livorno, cui aderirono 12 consiglieri della sua maggioranza, dalle critiche del nuovo partito, che lo giudicava troppo rispettoso delle forme, poiché aveva inviato le condoglianze per la morte del cardinale Ferrari.

Le divisioni e le polemiche tuttavia non indebolirono elettoralmente più di tanto lo schieramento socialista tant’è che nel maggio 1921, alle elezioni politiche, la lista socialista ebbe 67.000 voti, il blocco-liberal fascista capeggiato da Mussolini 50.000, i popolari 13.000 e i comunisti 4.300, come nel collegio Milano-Pavia dove i socialisti ottennero quasi il doppio dei voti mussoliniani.

Anche dopo lo scioglimento del Comune, alle elezioni del 10 dicembre 1922, i socialisti di Turati e Matteotti ottennero 45.411 voti, i massimalisti 17.415, i comunisti 3.269 voti, perdendo rispetto al blocco moderato-fascista che aveva ottenuto 87.424 eleggendo Mangiagalli, che nel 1926 si dimise prima della fine del suo mandato per favorire l’entrata in vigore del nuovo ordinamento comunale fascista.

Angelo Filippetti tornò a fare il medico tra mille difficoltà e morì  nel 1936.

Jacopo Perazzoli, autore del libro, è un ricercatore di storia contemporanea dell’Università di Bergamo, esperto di storia del movimento socialista novecentesco e dell’Internazionalismo democratico.

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