Mercatini e presepi per il Natale 2023 a Bellinzago Novarese

Due giorni di festa con i mercatini di Natale a Bellinzago Novarese nel weekend di sabato 16 e domenica 17 dicembre in piazza Martiri grazie alla Pro loco.

Il 16 dicembre ci saranno le  bancarelle dalle 14.30 all 18.30 e domenica 17 dalle 10 alle 18.30. con hobbisti, artigiani, associazioni. Castagne e vin brulè con il gruppo Alpini e merende con la Pro loco.

La casa di Babbo Natale sarà aperta sabato dalle 14.30 alle 18.30 e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.alle 18, inoltre da non perdere Branzack BriXmas, un esposizione di mattoncini colorati e la mostra fotografica di Carlo Miglio sabato e domenica con gli stessi orari della casa di Babbo Natale.

Inoltre  da vedere la mostra Al Presepia presso la chiesa di Sant’Anna, visitabile fino al 6 gennaio 2024

Ritrovamenti archeologici importanti come cuspidi di lance, asce e selce scheggiata sono testimonianze dell’esistenza di una popolazione stabile nel paese di Bellinzago,  a nord di Novara,  già nel Neolitico.

Dell’età del ferro sono invece reperti portati in luce nella zona limitrofa al fiume Ticino che attestano villaggi autoctoni golasecchiani di origine celto-ligure che intrattenevano rapporti commerciali con i Celti d’oltralpe e con gli Etruschi del Mediterraneo.

Il primo nucleo insediativo di Bellinzago sorse in epoca romana e non si esclude che gli abitanti appartenenti alla cultura di Golasecca si siano spostati verso l’abitato romano e insieme abbiano fondato il paese di Bellinzago.

Bellinzago in età tardo carolingia vide il suo massimo splendore e divenne l’insediamento di maggior rilievo fra quelli collocati nel comprensorio tra Agogna e Ticino.

Nel 1360 il castello al centro di Bellinzago fu raso al suolo dalle truppe di Galeazzo II Visconti e fu ricostruito solo nel 1397, nel XVI secolo fu abitato dai Visconti di Aragona e nel XVIII  secolo passò ai Florio di Romagnano fino all’abbattimento dell’edificio per ordine dei Demarchi nel 1822.

Alla fine del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo passò dalla signoria dei Biandrate al dominio politico del Comune di Novara.

In età napoleonica, fu creata una rete idrica adeguata che divenne fondamentale per lo sviluppo della  coltura del riso della valle del Terdoppio.

Con il ritorno dei  Savoia nel 1814, Novara e il Novarese si trovarono al centro degli avvenimenti storici risorgimentali, soprattutto quelli legati alla prima guerra d’Indipendenza.

I centri del territorio si avviarono così verso una organizzazione che divenne sempre più allargata sia sotto il profilo territoriale che sotto quello economico.

Accanto all’agricoltura, infatti, l’Ottocento vide a Bellinzago la formazione di laboratori e officine che crearono all’interno del borgo nuove dinamiche sociali.

Vicino a Bellinzago si trova la Badia di Dulzago, che sorge a sudovest del paese, sui resti delle colline moreniche della vallata del fiume Terdoppio, in prossimità di alcuni fontanili, ed è per questo particolare morfologico che anticamente fu  denominata dulcis acquae.

L’antico paese di Dulzago che sorgeva alla sinistra dell’odierna Badia è nominato già nell’892 in un documento che riferiva di una permuta di terreni tra il vescovo di Novara ed un tale Curiberto di Dulzago: oltre che in documenti del 1013 e poi del 1132 che confermano di un possesso da parte del vescovo Litifredo.

La Badia sorse nel XII secolo e non fu soltanto un luogo di culto religioso, ma anche un importante centro agricolo perché i monaci ed i coloni che abitavano il complesso bonificarono in breve tempo la zona circostante rendendo i terreni agricoli molto produttivi.

Strutturalmente la Badia era un vero e proprio complesso residenziale, dove  trovavano sede la chiesa, l’abitazione dell’Abate e dei canonici, le case dei coloni ed infine il cimitero.

Degna di nota è la Chiesa dedicata a San Giulio, i cui tratti romanici sono evidenti nelle tre absidi e all’interno ci sono  sulla parete ovest degli interessanti affreschi del tiburio che raffigurano gli Angeli ed i Santi, ritrovati all’interno della chiesa in seguito a lavori di restauro.

L’Abbazia venne infatti restaurata e decorata tra la fine del Seicento ed il Settecento, e numerosi sono gli affreschi e gli stucchi che hanno modificato l’originaria struttura romanica.

Sulla facciata, ricostruita nel XVIII secolo, si nota un frontone, mentre ai lati dell’ingresso sono sagomati due portali chiusi a tutto sesto, aperti solo nelle lunette.

Il campanile settecentesco della badia è sul lato sinistro, e fu edificato per volontà dell’Abate commendatario don Lorenzo Cristiani.

Oggi il complesso abbaziale è meta di molti visitatori che trovano in questo luogo ancora intatta la suggestione ed il senso di pace di quell’epoca,  dei luoghi di culto e di preghiera.

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